In diverse scuole della rete “Liberi di educare” gli insegnanti hanno sperimentato i numerosi vantaggi di applicare il coding come metodo di lavoro con i bambini. Non si tratta infatti di un semplice strumento di programmazione quanto piuttosto di una metodologia da applicare in tutti gli ambiti di apprendimento.
Un “mezzo” per arrivare e raggiungere facilmente più obiettivi contemporaneamente, facilitato in particolar modo dall’impiego di “Bee-Bot”, una simpatica ape meccanica che consente di approcciare il lavoro già dalla scuola dell’infanzia, come è successo alla scuola Faà di Bruno di Campi Bisenzio. Qui l’insegnante di primaria ha strutturato la programmazione di continuità con i bambini dell’infanzia inserendo alcune attività di coding. In questo modo infatti i bambini hanno la possibilità già a partire dai primi anni di vita di sviluppare il pensiero computazionale, attraverso il quale non imparano semplicemente a programmare ma sviluppano la capacità trovare soluzioni personali.
Il robot giocattolo Bee-Bot è stato fondamentale per aiutare i bambini a muoversi nello spazio; progettato per i bambini di scuola dell’infanzia e dei primi anni della scuola primaria, è fatto di plastica resistente e presenta nella parte superiore semplici comandi che si possono attivare premendo uno dei 4 tasti freccia di colore rosso (Avanti, Indietro, Destra, Sinistra). Ogni passo Avanti o Indietro misura 15 cm e le rotazioni sono di 90° a destra o a sinistra.
La possibilità di avere un robot permette ai bambini di esplorare il mondo con semplici comandi. Inoltre aiuta a sviluppare la logica e a contare, guida a visualizzare i percorsi nello spazio, aiuta ad apprendere le basi dei linguaggi di programmazione e favorisce il processo di lateralizzazione.
Le attività sono state prettamente ludiche, utilizzando percorsi narrati di alcune attività e storie con cui i bambini avevano già lavorato in classe. Questo strumento potrà poi essere implementato anche il prossimo anno, quando i bambini potranno proseguire passando alla stesura di veri e propri codici di scrittura dei comandi, personalizzare mappe e percorsi predefiniti, passare insomma alla vera programmazione.Come per esempio è avvenuto alla scuola primaria San Giuseppe di Montecatini, dove nella classe seconda il coding è stato integrato e utilizzato in varie aree disciplinari come ad esempio quella logico- matematica e linguistica, l’ultima delle quali ha riscosso maggiore successo tra i bambini che si sono sentiti protagonisti, interpreti, parte attiva di un piacevole e curioso lavoro. L’insegnante ha proposto alla classe la lettura del libro “Le avventure di Pinocchio”; a conclusione di alcuni capitoli, gli alunni dovevano individuare scene che fossero loro particolarmente piaciute e per le quali, successivamente, hanno creato uno “sfondo” quadrettato su cui far “passeggiare” la piccola ape meccanica e dei disegni di alcuni personaggi della storia appena letta. L’ape robot, in questa situazione, veniva così “trasformata”, attraverso l’utilizzo dei disegni creati e utilizzata sullo sfondo principale, rappresentato da Pinocchio.
I bambini hanno infine assemblato i lavori fatti e hanno creato così il cartellone di “Pinocchio e il coding”, divertendosi molto nel far muovere ad esempio il loro “robot-Pinocchio” tra Geppetto e il Grillo Parlante o a non farsi prendere dagli “Assassini”.
Gli obiettivi raggiunti sono molteplici: stimolare la creatività, consolidare la manualità fine, l’orientamento spaziale, la condivisione di uno stesso progetto (cooperative learning –problem solving) e la conoscenza del libro stesso. Per questo motivo il coding è e sarà negli anni futuri, visto come una nuova strategia didattica polivalente.
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