Per qualcuno c’è ancora il tempo degli esami, ma per la maggior parte degli alunni questo è il momento che viene definito “della libertà”. Ma libertà da cosa? Dagli impegni della scuola, certamente; dalla fatica dello studio, dei compiti, della concentrazione. Eppure non possiamo usare questa nobile parola, libertà, senza interrogarci di conseguenza sulla sua gemella: significato. Che significato diamo al nostro tempo?
È nei periodi in cui non corriamo, in cui gli impegni sono più rarefatti, che la domanda emerge imperiosa. Qual è il senso del nostro agire? È nello stabilire quale sia questo ‘senso’ che la nostra libertà prende davvero vita. Il contenuto della parola assume così un significato diverso, più profondo. La libertà non è semplicemente essere liberi da impegni, quanto piuttosto essere liberi di sceglierli.
Quella che i nostri bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado frequentano viene, per esempio, definita con un termine un po’ triste ‘scuola dell’obbligo’: eppure sappiamo bene quanta libertà sia contenuta nell’istruzione, nell’educazione. Per limare questo paradosso e aiutare gli alunni a gustare la libertà di istruirsi, di “scegliere” di frequentare la scuola, di esserci “essendo presenti” con tutto se stessi – nonostante l’innegabile fatica che a volte comporti – significa aiutarli a capire il valore delle proprie azioni e di conseguenza il valore della propria vita. In questo modo, il tempo estivo diventa un periodo di riposo: ma la libertà, quella rimane sempre, in qualunque momento dell’anno.
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