Appena introdotto l’innominato, Federigo gli andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata; «da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir da voi io». «Da me, voi! Sapete chi sono?
V’hanno detto bene il mio nome?».
«Lasciate», disse Federigo, prendendola con amorevole violenza, «lasciate ch’io stringa codesta mano».
Così dicendo, stese le braccia al collo dell’innominato; il quale, dopo aver tentato di sottrarsi, e resistito un momento, cedette, come vinto da quell’impeto di carità, abbracciò anche lui il cardinale. L’innominato, sciogliendosi da quell’abbraccio, esclamò: «Dio veramente grande! Dio veramente buono! io mi conosco ora, comprendo chi sono».
«Non crediate», gli disse, «ch’io mi contenti di questa visita per oggi. Voi tornerete, n’è vero?». «S’io tornerò?» rispose l’innominato: «quando voi mi rifiutaste, rimarrei ostinato alla vostra porta, come il povero. Ho bisogno di parlarvi! ho bisogno di sentirvi, di vedervi! ho bisogno di voi!».
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
L’avvenimento cristiano ha la forma dell’incontro con una realtà fisica, corporale, fatta di tempo e di spazio. È l’incontro con una realtà presente, vivente, integralmente umana, il cui significato esauriente è quello di essere segno visibile della presenza di Cristo, di Dio-fatto-uomo dentro la precarietà di una fattispecie umana. Questo incontro è ciò che continuamente polarizza il nostro vivere, dà significato e sintesi alla nostra esistenza. Fuori di esso non c’è nessuna sorgente di coscienza di novità nella vita.
Luigi Giussani
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