McCann C., I figli del buio, BUR, 2010 € 10,20 pp. 241
Un libro non facile, duro, il cui contenuto stride con la bella e asciutta scrittura che narra la saga di tre generazioni della famiglia Walker la cui vita attraversa il XX secolo.
La New York degli operai che scavano sotto l’Hudson, nei cantieri per la costruzione della metropolitana, accoglie Nathan Walker che ha 19 anni nel 1916, e lo costringe da subito a lottare – insieme agli amici Con O’Leary, Sean Power e Robert Vannucci – per sopravvivere. La stessa New York sarà lo sfondo del dipanarsi della sua drammatica vita costellata da brutalità, pregiudizio, miseria e dolore ma anche da amicizia e inaspettato amore. Un cammino dal buio dei tunnel popolati da uomini soprannominati “talpe” alla luce e dalla altezza dei grattacieli dove l’acciaio tocca il cielo – e il nipote Clarence si arrampica senza timore – di nuovo verso il buio del più devastato e sordido degrado. Ogni speranza pare perduta ma inaspettatamente quello che può apparire come un niente, muove l’umano del vero protagonista del libro e lo sposta dalla propria posizione: “al cancello sorride, soppesa quella parola sulla lingua, con tutte le sue possibilità, la sua bellezza, le sue speranze, una parola sola: risurrezione”.