A settembre, assieme alle maestre di V primaria della Scuola Aliotti di Arezzo, già ci interrogavamo pensando che stava cominciando l’ultimo anno di almeno cinque trascorsi con i nostri bambini – per chi con noi aveva cominciato dal nido addirittura dieci. Tante le emozioni e soprattutto il desiderio di poter fare qualcosa di significativo, che lasciasse il segno nelle loro giovani vite e potesse essere luce e speranza verso il nuovo percorso a cui li stavamo accompagnando. Subito ci è venuto in mente che non poteva esserci niente di più bello che portarli a conoscere e ad ascoltare Papa Francesco.
16 aprile, mercoledì santo. Partenza ore 04.30 da Arezzo. I bambini sono tutti puntuali ed elettrizzati. In pullman chiediamo alla Madonna di proteggerci nel viaggio e farci vivere una bella giornata. Alle 08.30 siamo in piazza San Pietro, seduti sul sagrato a 20 metri dalla poltrona su cui si siederà Papa Francesco.
Nell’attesa i bambini addentano affamati i loro panini, chiamano i genitori, ridono, scherzano e si fanno mille foto. Ed eccolo arrivare, preceduto da un boato della folla radunata in piazza. Fa moltissimi giri con la Papa-mobile, quasi volendo davvero salutare uno per uno. Poi sale sul sagrato e cominciamo a gridare in coro ritmato: “Francesco, Francesco, Francesco!”. Appare un po’ stanco. Ci parla della croce che Gesù ha scelto di abbracciare. Più volte ci invita, per i prossimi giorni, a guardare il crocifisso e a pensare che Lui ha volontariamente accettata per ognuno di noi, perché ama ciascuno di noi. E con vigore ci ha detto che ogni volta che ci troviamo nel buio più profondo, quello è il momento in cui più è vicina la resurrezione. Poi ha salutato e rivolto un messaggio in lingua a tutte le popolazioni lì raccolte, dagli arabi ai polacchi, ai portoghesi, agli argentini, ai tedeschi…
Intorno a noi c’era un gruppo di ragazzi universitari di più parti del mondo. E insieme ci siamo trovati a gridare: “esta es, la juventù del Papa!” oppure “alè, alè Pape Francois” e il nostro “viva il Papa!”. Ci siamo sentiti immersi nella Chiesa universale.
Al termine siamo stati accolti dallo splendore dei Giardini Vaticani per riposare e pranzare.
Tornati sul pullman l’autista ha esaudito il nostro desiderio di fare un giro della Roma storica per farci gustare le sue meraviglie. Una volta imboccata l’autostrada, ci siamo divertiti a fare gare di barzellette, indovinelli e canzoni. In un attimo siamo tornati ad Arezzo, felici e con gli occhi pieni della bellezza vista.
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