Corti E., Il cavallo rosso, Ares, 2007 € 24,00 pp. 1280
Eugenio Corti ci ha lasciato il 4 febbraio di quest’anno a 93 anni. Sopravvissuto al Fronte Russo – la cui tragedia fu il primo a raccontare in Italia nel libro I più non ritornano – fu scrittore, saggista, romanziere. Cattolico brianzolo “tutto d’un pezzo”, ci mise più di dieci anni a scrivere il suo capolavoro, Il cavallo rosso, uscito nel maggio 1983 e accolto dai lettori e dai critici più aperti e non condizionati da ideologie, come un grande caso letterario. Le vicende del libro si dispiegano in un arco di tempo che va dal 1940 al 1974 e i protagonisti si muovono tra fatti romanzeschi e fatti veri, totalmente immersi negli avvenimenti – a cominciare da quello della seconda guerra mondiale – che hanno sconvolto un mondo. Si tratta di un libro che cattura il lettore, il quale non può fare a meno di soffrire, ridere, gioire e dolersi, piangere e stupirsi, mentre i protagonisti stessi crescono, vivono, soffrono e gioiscono, muoiono. Arrivati alla fine del romanzo non si può non riconoscere come vero il giudizio che la scrittura di Corti è paragonabile a quella di Hemingway, Mann, Camus, Kafka e Musil. Ma soprattutto si è un po’ più consapevoli del perché della vita e del significato del mondo.