Levi P., La chiave a stella, Einaudi, 2014 € 10,00 pp. 190
Tutti conosciamo Primo Levi in quanto scrittore di Se questo è un uomo e La tregua – per citare i suoi due libri forse più famosi – e narratore del dramma vissuto in prima persona in un lager nazista, forse pochi di noi però sanno che Levi ha anche scritto un libro positivo come La chiave a stella, da lui stesso definito la sua “opera prima”, perché non si tratta più del racconto di una esperienza personale ma di un vero e proprio romanzo. Il protagonista del libro è Libertino Faussone, un operaio specializzato che lascia la catena di montaggio della Lancia per andare a fare il montatore in giro per il mondo: montatore di gru, di ponti sospesi, di strutture metalliche in genere, da qui la chiave a stella che dà titolo al libro. Ma il vero protagonista – adombrato dall’ironico Faussone che trovandosi in Russia per un lavoro racconta in più giorni ad un torinese come lui (lo stesso Levi) le tante, spesso rocambolesche, storie di vita vissuta – è il lavoro manuale ed artigianale: il lavoro vissuto come un fattore di bellezza nella vita, il lavoro come espressione di sé, pur nella fatica. Da leggere per riflettere su che cosa sia per noi il lavoro quotidiano.