“Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia. Io credo che sia l’inizio a garantire il proseguimento.” (Louis I. Kahn)
In questi giorni di metà settembre comincia la scuola.
Può essere una consuetudine che si ripete in modo ciclico di anno in anno, può essere la novità, breve e destinata a svanire entro un mese, di chi per la prima volta varca la soglia di un’aula, può essere solo noia e fatica. Ma è nella natura di ciò che inizia destare una speranza: ricominciare la scuola può essere quindi l’occasione di vivere un’esperienza che ci renda tutti, alunni, docenti, operatori educativi, genitori, più grandi, più liberi e più felici.
Nell’inizio delle cose c’è sempre un po’ di tutto: la novità, l’attrattiva, l’aspettativa, l’entusiasmo, la meraviglia, ma anche la paura e la fatica.
Avere uno sguardo pieno di meraviglia e di stupore di fronte alla realtà e quindi anche di fronte a ciò che ricomincia, come del resto è nell’inizio di ogni giornata, è ciò che più corrisponde al cuore dell’uomo perché la realtà è un dono, che uno lo riconosca o meno.
Si può desiderare che qualcosa inizi, si può amare anche l’inizio della scuola se chi vive l’esperienza scolastica, vi lavora e la propone ci accoglie e sfida il nostro cuore e la nostra libertà, ci testimonia cioè che quello che viviamo, studiamo, impariamo ha a che fare con la nostra felicità. Crescere è prendere possesso della realtà: nella scuola ne sono strumento le discipline, i saperi, le esperienze educative e didattiche. E’ una sfida alla ragione e al cuore di tutti secondo le modalità di approccio e di metodo legate alle diverse età e alle diverse responsabilità di chi opera nella realtà scolastica.
Iniziamo. E lasciamoci provocare da questa sfida.
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