Catozzella G., Non dirmi che hai paura, Feltrinelli, 2015 € 8,00 pp. 240
Se provate a digitare il nome di Samia Yusuf Omar su YouTube immediatamente uscirà fuori il video della sua gara nei duecento metri alle Olimpiadi del 2008. Le immagini ci raccontano una ragazza magra, in pantaloncini, maglietta e fascia bianca in testa, distante dalle sue avversarie per la rozza e inusuale tenuta quanto per il posizionamento – arriverà ultima staccata di quasi dieci secondi dalla vincitrice -. Un ultimo posto che però significherà molto per tutte le donne somale, che in lei vedranno un’eroina, capace di arrivare, contro tutto e contro tutti – la guerra, i fondamentalisti islamici, la mancanza di ogni cosa, perfino del cibo -, a gareggiare, senza veli, alle Olimpiadi, tra i miti dell’Atletica leggera. Samia morirà nel Mar Mediterraneo il 2 aprile 2012, cercando di afferrare le funi lanciate da un’imbarcazione italiana. Aveva tentato, come prima di lei la sorella Hodan, di affrontare “il Viaggio”, perché, nonostante tutto il desiderio di rimanere nella sua terra, la sua stessa terra le era divenuta nemica, impedendole di realizzare il suo sogno: arrivare alle Olimpiadi di Londra e giocarsela al livello delle altre partecipanti. Questo libro, in maniera delicata, ne racconta la storia.
Disponibile anche in ebook