Ci risiamo: gli alunni della scuola superiore di tutta Italia e delle II e III della secondaria di I grado nelle zone rosse (dove si trova attualmente la Toscana) sono di nuovo collegati da casa: hanno iniziato la didattica digitale integrata, quella che a marzo chiamavamo Dad.
Non smetteremo mai di dire che la scuola sia altro: la scuola è nel rapporto educativo tra docente e discente, è in una relazione che ha necessità di una fisicità. Lo sappiamo, lo impariamo a nostre spese, lo sanno bene i ragazzi e le ragazze che ora sono a casa. In tutto questo, rispetto alla primavera passata, ci sono più livore, nervosismo e disincanto: ci sono anche tanta tristezza e amarezza.
Da cosa quindi ripartire? Almeno per quanto riguarda la scuola, da cosa possiamo ripartire? Diciamo ai nostri alunni che le circostanze sono date per essere pienamente vissute, nel presente e nell’istante e per imparare da tutto, anche dalle avversità. “Chi dava a noi tanta giocondità (…) non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. (A. Manzoni, I Promessi Sposi). In tante classi leggiamo I Promessi Sposi e queste parole mai come ora ci sembrano dense di significato. Ma perché questo possa essere vero occorre sperimentarlo, o meglio occorre che qualcuno te lo dica e, con la sua opera, te lo testimoni. Nella scuola occorrono docenti che introducano ad una possibilità di costruzione nella realtà e la propongano ai propri alunni: che testimonino una positività attraverso il lavoro didattico, attraverso il proprio esserci. La nostra scuola è una comunità educante: è fatta di rapporti e relazioni tra persone; tra alunni e docenti, tra alunni e compagni, tra insegnanti e colleghi, con le famiglie, con gli amministrativi…insomma con tutto il personale educativo.
La scuola ora più che mai si deve fare prossima, deve mantenere un legame, una vicinanza attraverso i mezzi a disposizione perché si possa mantenere viva la passione per lo studio e la conoscenza che è il vero motore per favorire gli apprendimenti e la crescita umana e culturale di ognuno anche al tempo del Coronavirus. Finirà l’emergenza sanitaria, e ci auguriamo accada presto, ma forse dovremo affrontare, e già lo vediamo, un’emergenza educativa e formativa. Allora individuare e scegliere scuole che siano luogo di apertura alla conoscenza e alla crescita della persona e che aiutino ad affrontare, attraverso le discipline e lo studio, le circostanze qualsiasi esse siano, cioè che forniscano gli strumenti conoscitivi e metodologici per non perdersi, ma per essere protagonisti attivi del proprio sapere e della propria crescita, diventa un’esigenza fondamentale.
Le nostre scuole cominciano in questo periodo ad aprirsi, in modo virtuale, a creare momenti di “scuola aperta” per farsi conoscere, per favorire la comunicazione delle attività e soprattutto della proposta educativa e didattica.
Il nostro compito, come comunità educante, che anche adesso si mantiene viva e feconda pur tra fatiche e preoccupazioni, per il bene di tutti i nostri alunni, è sostenere la nostra scuola, perché possa essere un luogo di crescita della persona per il bene di tutta la società.