Questo settembre torniamo in classe con rinnovata speranza e maggiore consapevolezza. Innanzitutto che la realtà è articolata e mobile: nel tempo degli slogan che tendono ad appiattire, a dividere nettamente i confini, la pandemia ci ha ricordato che la vita non è bianco e nero, non è fatta di posizioni tetragone bensì mutevole, adattabile e soprattutto ricca di sfumature.
Ci siamo allenati alla complessità e al cambiamento, e siamo pronti ad affrontare questo nuovo anno senza paura, pur nella cura delle regole sanitarie. Abbiamo però stavolta la speranza di trascorrere l’intero anno scolastico in presenza, tutti, riscoprendo così un piacere che avevamo a lungo dato per scontato e che in alcuni momenti degli scorsi due anni è parso quasi un lusso.
Portiamo con noi in classe anche la conferma che il percorso che abbiamo intrapreso, che pone al centro i bambini e crea una relazione forte con loro e con le famiglie, sia fondamentale per la crescita di tutti. Anche nostra: perché è nella relazione che ci conosciamo, e niente quanto la relazione con chi ancora tutto deve scoprire ci aiuta a capire il valore di ciò che abbiamo, di quello che siamo e l’importanza di viverlo con profondità e passione. Il significato del nostro lavoro sta nella misura in cui ci riscopriamo desiderosi quanto i nostri bambini – alunni o figli che siano – di guardarci negli occhi e di trovarci quel legame di amore che ci rende umani.