Viviamo in un tempo difficile: la guerra, le alluvioni, la crisi economica.
Spaventati da tutto, ci scopriamo fragili nella vita di tutti i giorni e siamo sempre alla ricerca di qualcuno o qualcosa a cui addebitare la colpa di tutto e quindi anche delle nostre paure. Ciò accade anche nella quotidianità più semplice, dai condomini alla scuola.
Si arriva a minare la fiducia nelle persone e nella realtà, intesa come il luogo in cui scoprire il senso del proprio esserci, in cui esercitare la propria creatività per costruire qualcosa per il bene dell’intera società.
Pare che tutto, regolamenti, leggi e norme, debba in qualche modo difenderci dalle circostanze, che in fondo subiamo, e dalle persone.
Paradossalmente, intanto su whatsapp adulti e ragazzi riempiono di parole canali spesso davvero lesivi della persona: tutti possono dire tutto, senza guardarsi negli occhi, senza tener conto della reazione dell’altro, senza pensare che le parole scritte restano e possono far male.
Così come problematiche o dubbi non vengono posti ai diretti interessati per risolvere insieme l’eventuale questione, ma diventano motivo di chiacchiera, pettegolezzo e, alla fine, alimentano malessere e malcontento.
Perché non ci fidiamo? Ma in realtà di chi, di cosa possiamo fidarci? E, soprattutto, siamo davvero liberi di fronte alla nostra fragilità?
La libertà è una fatica, perché la libertà è scegliere di aderire a qualcosa che ci può soddisfare e questa scelta comporta impegnarsi per ciò che vale: è questa fatica che dà gusto alla vita, che ci fa sentire uomini dentro le circostanze e le problematiche di tutti i giorni.
Cosa c’entra tutto questo con il nostro fare scuola? La scuola è istruzione, rapporto tra maestri e discenti, tra genitori, tra operatori educativi e personale di pulizia o amministrativo: è una rete di relazioni, non per niente si chiama comunità. Di più: noi la chiamiamo comunità educante. Si ha a che fare con le persone e le loro fragilità. Si ha a che fare con fiducia e libertà.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di luoghi che possano accogliere le fragilità dei nostri figli e, nella relazione educativa, di noi stessi.
Abbiamo bisogno di scuole che siano luoghi in cui la diversità e la fragilità siano accolte, perché non siano un limite insormontabile, ma una risorsa da cui partire per vivere e scoprire la realtà e poter costruire.
Luoghi nei quali si accenda nei bambini e nei ragazzi la domanda, la curiosità, l’apertura al reale, si desti nei giovani il desiderio di conoscere senza paura.
Luoghi nei quali si aiuti i giovani ad essere liberi nel vero senso della parola, ad aver “fiducia” nella realtà fornendo loro gli strumenti per poterle davvero esercitare questa fiducia e questa libertà.
Per noi presidi, coordinatori, docenti, personale educativo e amministrativo è questa la vera sfida del fare scuola: è una sfida che ci impegna per il bene di tutti.