Antia A.A.-Balde I., Fratellino
Feltrinelli, 2021 € 12,00
Un libro che fa male. Fa male perché chi narra, Ibrahima Balde, narra la propria storia, senza tanti fronzoli, senza piangersi addosso, con molta semplicità e verità. E proprio per questo il racconto è disarmante. Perché noi europei non riusciamo neppure a concepire l’idea che un bambino vada a vendere pantofole per strada con il proprio padre, poi si trovi a fare chilometri da solo e con mezzi di fortuna prima per tornare a casa dalla madre, poi per andare a cercare il proprio fratello: sempre sulla soglia della sopravvivenza, arrangiandosi a qualsiasi lavoro, sempre a superare le frontiere dei paesi africani da clandestino, rischiando la morte ed infine, arrivato in Marocco, quasi costretto a mettersi in mare, perché impossibilitato a tornare indietro, con negli occhi i cadaveri di chi non ce l’ha fatta, nel deserto, nelle foreste, nelle prigioni e solo alla fine nelle acque che lambiscono le coste dell’Europa.
Quanti Ibrahima ci passano molto vicini ogni giorno. Quante volte siamo indifferenti alla loro storia.