Mercoledì 15 aprile i ragazzi della classe I della scuola secondaria di I grado dell’istituto San Giuseppe, insieme alla loro insegnante di matematica e scienze prof. Elena Lucarelli e alla preside Lucia Rossi, hanno vissuto un’esperienza memorabile pensata come introduzione ai fondamentali concetti della fisica: hanno appreso infatti la fisica…andando in barca a vela! Il progetto – svoltosi nell’arco dell’intera giornata presso il Parco dei Renai di Signa – si è proposto di illustrare, in modo pratico e descrittivo, i principali fondamenti fisici alla base del più antico mezzo di trasporto sull’acqua. Tra i temi trattati ci sono infatti stati: le forze in gioco per l’equilibrio statico e dinamico della barca, la portanza delle vele, la resistenza idrodinamica dello scafo e della chiglia, gli effetti del timone e molto altro. Ma perché proporre ai ragazzi questo tipo di didattica? Lo abbiamo chiesto alla prof. Lucarelli, ideatrice ed organizzatrice della proposta. “In primo luogo potrei citare quello che suggeriscono le Indicazioni Nazionali e cioè che è necessario oggi, per favorire l’acquisizione delle competenze, far fare ai ragazzi esperienze di manipolazione, esplorazione, osservazione: in una parola favorirne la naturale curiosità. Ma quello che ci ha mosso è molto di più. Da un lato infatti è chiaro che a questa età i ragazzi non possono comprendere i concetti fondamentali della fisica perché non hanno i concetti matematici base che gli permetterebbero di farlo. L’idea è quindi che facciano una esperienza reale che gli avvicini a comprendere questi concetti, definiamoli difficili, che poi approfondiranno negli anni di studio successivi, in maniera via via sempre più precisa, soprattutto per chi poi svolgerà percorsi universitari in ambito scientifico-matematico. Dall’altro è un esempio della dinamica delle scienze sperimentali: c’è un tale che ha una domanda di fronte ad un fenomeno – la luce , la pioggia, i terremoti –, osserva il fenomeno e poi solo in seguito arriva a creare un modello matematico. Le formule difficili di una teoria nascono da un’ osservazione attenta della realtà e dei fenomeni, anche per noi adulti è importante ricordarlo! Fare un’ esperienza di questo tipo aiuta quindi a guardare la realtà e di fronte alla realtà farsi le domande, che poi porteranno fino alla modellizzazione matematica”. La professoressa ci pensa un poco su e poi aggiunge: “C’è però dell’altro. Una caratteristica delle nostre scuole è quella di essere luoghi dove si impara anche che l’apprendimento avviene all’interno di una comunità educante che è fondamentale per i bambini e i ragazzi. La socialità oggi è demandata sempre più ad un livello da social network, si chatta, si vive in una realtà virtuale. Passare una giornata all’aria aperta, nella natura, mangiare insieme ai propri docenti in un prato, dopo aver condiviso con loro anche un giro in barca, dice che la socialità può essere altro da quello che abbiamo in mente di solito, che la scuola può essere anche altro”. Infatti per i Greci la scuola – scholé – era il luogo della libertà e della identità, così come desideriamo che lo sia ancora anche per noi di Liberi di educare.
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