È in programma dal 18 al 24 agosto la XL edizione del Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli. Il titolo di quest’anno è “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. Sono parole tratte da una poesia di Karol Wojtyla, che mettono a fuoco il fatto che il proprio “nome”, cioè la propria consistenza umana, nasce da quello che si fissa, e cioè dal rapporto con un altro da sé, con ciò da cui ci si sente chiamati ad essere.
L’io può rinascere solo in un incontro, come quello del bambino con la sua mamma o di una persona grande con un’altra persona amata o con un amico.
E capire chi siamo, a quale io ci riferiamo, è fondamentale in questi tempi confusi di manipolazioni tecnologiche e comunicative. È fondamentale per assumersi la responsabilità delle proprie scelte, per dare un senso alle proprie azioni.
In uno dei punti più acuti del Senso religioso don Giussani scrive: «In questo momento io, se sono attento, cioè se sono maturo, non posso negare che l’evidenza più grande e profonda che percepisco è che io non mi faccio da me, non sto facendomi da me. Non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono “dato”. È l’attimo adulto della scoperta di me stesso come dipendente da qualcosa d’altro. […] Si tratta della intuizione, che in ogni tempo della storia lo spirito umano più acuto ha avuto, di questa misteriosa presenza da cui la consistenza del suo istante, del suo io, è resa possibile. Io sono “tu-che-mi-fai”. […] Allora non dico: “Io sono” consapevolmente, secondo la totalità della mia statura d’uomo, se non identificandolo con “Io sono fatto”. È da quanto detto prima che dipende l’equilibrio ultimo della vita»
Accorgersi di “essere”, aver coscienza che si è “chiamati” ad esistere è l’esperienza più sconvolgente per tutta la cultura – dalla scienza all’economia, dalla politica all’arte: da essa dipende la possibilità stessa di un nostro impegno serio nella realtà.
Solo dalla conoscenza dell’io può nascere l’apertura e la conoscenza dell’altro.
Per maggiori informazioni: www.meetingrimini.org