“Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia. Io credo che sia l’inizio a garantire il
proseguimento.” (Louis I. Kahn)
Inizia la scuola.
Il primo giorno di scuola si respira una strana euforia: in modo particolare chi inizia un nuovo percorso vive un’attesa che da una parte attrae e riempie il cuore di speranza e dall’altra un po’ spaventa. Cominciare è sempre un po’ difficile, ma al tempo stesso è affascinante.
Per alcuni l’inizio può essere una consuetudine che si ripete in modo ciclico di anno in anno, qualcosa di scontato che, passato il momento in cui si rivedono i propri amici nelle classi, poi passa e tutto ripiomba nella noia e nella monotonia.
Calvino scriveva che è sempre verso la verità che corriamo: lo diceva a proposito del suo essere scrittore e del desiderio che lo muoveva ad “iniziare” una nuova pagina.
Desiderare la verità, avere uno sguardo pieno di meraviglia e di stupore di fronte alla realtà, e quindi anche di fronte a ciò che ricomincia, come nell’inizio di ogni giornata, è ciò che più corrisponde al cuore dell’uomo perché la realtà è un dono, che uno lo riconosca o meno. Si può desiderare che qualcosa inizi, si può amare l’inizio della scuola se chi vive l’esperienza scolastica e vi lavora ci accoglie e sfida il nostro cuore e la nostra libertà, ci testimonia cioè che quello che viviamo, studiamo, impariamo ha a che fare con la nostra felicità.
Crescere è prendere possesso della realtà: nella scuola ne sono strumento le discipline, i saperi, le esperienze educative e didattiche. È una sfida alla ragione e al cuore di tutti secondo le modalità di approccio e di metodo legate alle diverse età e alle diverse responsabilità di chi opera nella realtà scolastica.