“Ogni momento è un nuovo inizio.”
(T. S. Eliot)
L’inizio della scuola, nell’immaginario collettivo, è una grande fatica perché segna la fine dell’estate, del periodo del tempo libero e dell’assenza di una routine stabilita.
Cominciare è sempre un po’ difficile, ma il primo giorno di scuola è comunque una novità per tutti.
Ma quale novità può esserci e cosa può rendere interessante ritornare a scuola per tutti?
Se ogni momento può essere un nuovo inizio, allora ogni giorno è carico di novità, attesa, curiosità, incontri con umanità diverse ma anche di fatica, sacrificio, paura della riuscita. Però tutto questo, anche la paura, nell’esperienza ci permette di “conquistare” ciò a cui teniamo.
Si può amare l’inizio della scuola se si vive l’esperienza scolastica come, appunto, un incontro di umanità diverse; si può desiderare che tutto ricominci se chi lavora nella scuola ci accoglie e sfida il nostro cuore e la nostra libertà, ci testimonia cioè che quello che viviamo, studiamo, impariamo ha a che fare con la nostra felicità. E’ come un dono prezioso e non un dovere imposto: allora questo tempo di metà settembre non rappresenta la fine dell’estate, ma il fiorire della vita nelle varie stagioni.
La sfida della scuola è destare in ogni bambino e ragazzo il desiderio, che non è un “bisogno” e che quindi non può essere soddisfatto da un “prodotto” fornito dalla società dei consumi, ma che è il fulcro dell’io, il cuore rosso nella bellissima immagine dell’Icaro di Matisse.
La vera natura della scuola è offrire la possibilità di vivere un’esperienza di crescita a tutto campo attraverso la guida di Maestri autorevoli impegnati per primi con la realtà e il suo significato e con la loro umanità, fatta di respiro e desiderio.
A scuola l’impegno che ci è richiesto è con la nostra umanità, attraverso lo studio di chi è educato e il lavoro di chi educa. Impegnarsi con la propria umanità vuol dire crescere, prendere possesso della realtà: nell’esperienza scolastica ne sono strumento le discipline, i saperi, le esperienze educative e didattiche.
E’ una sfida al cuore e alla ragione anche per chi educa.
Solo così la fatica dello studio e del lavoro possono far assaporare la bellezza del sapere e cioè che quello che viviamo, studiamo, impariamo ha a che fare con la nostra felicità perché ha a che fare con le domande di bene e verità del nostro cuore, ha a che fare con il desiderio del proprio cuore.