A conclusione del I quadrimestre, ci interroghiamo sul significato della valutazione.
La valutazione è un punto infiammato, un nodo cruciale e delicato nel rapporto scuola/famiglia. Lo è nei diversi aspetti (controllo, misurazione, giudizio), nei vari momenti (compiti in classe, schede di valutazione, esami finali) e per diverse ragioni (valori culturali, mentalità sociale, concezione della scuola).
Deve diventare sempre di più risorsa educativa, momento di collaborazione per la conoscenza e la formazione dell’alunno, veicolo di approfondimento e di condivisione delle ragioni e dei modi di fare scuola.
Spesso il rendimento scolastico di un figlio è considerato così determinante per la vita che non si parla di altro all’infuori dei risultati e dei voti.
In realtà, lo sguardo sull’esperienza scolastica da parte di un genitore non dovrebbe riguardare il quanto (voto) ma il come (metodo), quindi non fermarsi sul rendimento immediato ma sull’acquisizione di un metodo e sulla costanza nel cammino della conoscenza. Anche perché in un cammino ci possono essere degli alti e dei bassi, quindi, anche per quanto riguarda il rendimento, ci possono essere alti e bassi.
Noi promuoviamo scuole che non seguono l’ossessione per il successo o non promuovono la competizione ma uno sguardo positivo sulla realtà.
Valutare significa innanzitutto riconoscere un valore, riconoscere e affermare il valore dell’altro e della realtà intera. Uno quando valuta dà valore alle cose, come apertura alla realtà secondo tutti i suoi fattori.
Verificare (noi facciamo le verifiche) è termine ancora più pregnante. Verificare (etimologicamente parlando) vuol dire render vero. Rendere vero cosa? Chi? Verificare vuole dire aiutare l’altro ad aderire al vero, ad aderire alla verità, a riconoscerla, a farla sua. Verificare è un’operazione attraverso la quale l’alunno è accompagnato a far proprio quel pezzettino di verità, nel paragone con le discipline, che sta dentro alle cose che gli abbiamo insegnato. La prova, inoltre, non è qualcosa da misurare, ma è la possibilità per gli studenti di verificare, cioè di fare un passo di conoscenza.
Anche correggere vuol dire sostenere, aiutare a camminare, cum regere, portare insieme, aiutarsi a camminare, a non cadere.
Valutare, verificare, correggere sono tre termini per esprimere una positività.
Occorre poi sottolineare una cosa molto importante e cioè che l’errore non è un limite ma una risorsa: la valutazione è operazione sempre positiva, mai negativa, mai punitiva e soprattutto è su un segmento di lavoro, mai un giudizio sulla persona; serve sia all’insegnante, che deve verificare l’efficacia delle sue scelte didattiche, sia all’alunno affinché possa correggersi
La valutazione è sempre un valore presente: di fatto un docente valuta sempre, ma nella fatica di un accompagnamento, non come applicazione di regole. La grande scorciatoia quando ci si rifiuta di educare è la legge, l’applicazione delle regole (ad esempio la media matematica dei voti). C’è un modo di valutare che invece è la spinta per compiere un passo. C’è una valutazione che insegna ed una che condanna.
L’esperienza non è vera senza un giudizio. Quindi siamo chiamati a giudicare e la valutazione è il nome che si dà ad un atto di giudizio, l’affermazione di un valore attraverso degli strumenti.
Il lavoro educativo dei docenti della rete Liberi di educare è anche per affinare questi strumenti al fine di rendere più efficace, chiaro e sereno il percorso di crescita culturale e umana dei propri alunni.